martedì 14 luglio 2015

Agogna, il torrente più lungo d'Italia (1° puntata)

Trovare una piccola falla nelle articolate e illimitate informazioni della rete su uno degli innumerevoli interrogativi che possono balenare improvvisamente in mente è quasi impossibile. Forse, e sottolineo forse, sono riuscito nell'impresa, mettendo ovviamente in conto di essere clamorosamente smentito. Non ho finora trovato traccia infatti di un'ipotetica classifica dei torrenti più lunghi d'Italia. Lacuna di "enorme" importanza (... si fa per dire, eh!) scoperta grazie a quella punta di spirito campanilistico che alberga in ogni italiano. E chi occupa - secondo me - al primo posto, ovviamente è delle mie parti...
Il torrente Agogna presso la sua confluenza nel Po
Il torrente in questione si chiama Agogna e scorre tra Piemonte e Lombardia, attraversando le province di Novara, un "pezzettino" di Vco,  e di Pavia,  raggiungendo la ragguardevole lunghezza di 140 km, dalle sorgenti alle falde del Mottarone fino alla sua confluenza nel grande Po. Per la verità se andiamo a vedere la classifica dei fiumi d'Italia, l'Agogna è inserita al 28° posto assoluto... ma allora è un fiume? Assillato da questo amletico dilemma, cui  tenterò di dare una risposta definitiva nella prossima puntata, mi sono messo in mente di seguire o meglio di inseguire il corso del torrente a ritroso, saltabeccando qua e là e risalendo fino al suo scaturire... così, tanto per togliere un po' di anonimato al corso d'acqua più tipicamente legato ai miei campanili. Scoprendo che poi così anonimo non è.
Nei pressi di Balossa Bigli...
In un'estate pazzescamente calda, sfidando zanzare e moscerini di ogni specie, cartina alla mano, ho cominciato quindi dal fondo, presso un piccolissimo villaggio dal nome improponibile: Balossa Bigli (frazione di Mezzana Bigli) in provincia di Pavia, sulle rive del Po.
E' lì, quasi mimetizzata in un boschetto, che si raggiunge, con un po' di fatica, la confluenza dell'Agogna nel Po. Confluenza quasi timida, al cospetto del grande fiume. 
... l'abbraccio col grande fiume
Eppure ci fu un periodo della storia in cui, geo-politicamente parlando, il piccolo torrente visse un attimo di notorietà: quando, in epoca napoleonica, a qualcuno venne in mente di battezzare le divisioni amministrative con i nomi dei corsi d'acqua, noti o meno noti che fossero.  
Ed ecco,  tra il 1800 e il 1814, la stagione del Dipartimento dell'Agogna, territorio che comprendeva le attuali province del Vco e di Novara e parte di quella di Vercelli e di Pavia.
L'Italia napoleonica dei dipartimenti "fluviali"
                        Chissà perché  "Dipartimento dell'Agogna" e non del - ben più importante - "Ticino"? 
Mentre mi pongo questo interrogativo senza risposte, vagando tra le stradine della plaga risicola Lomellina e risalendo il corso d'acqua, incontro  un piccolo gioiello architettonico - ovviamente chiuso - che quasi si appoggia sulle sue rive: la Pieve di Velezzo con il battistero romanico del XI secolo, non a caso situato vicino all'acqua. Non lontano da questo luogo dimenticato, il paese di Lomello, che dà nome a questa terra, con il complesso monumentale di Santa Maria comprendente la basilica e un altro magnifico battistero paleocristiano.

Tra le risaie e il torrente, la Pieve di Velezzo
Non male le sorprese dell'Agogna...

Si prosegue verso nord con una quasi impercettibile salita verso la pianura novarese, dove l'Agogna scorre libera, capace di sorprendere la campagna con le sue impetuose piene, erodendo inesorabilmente rive che si rivestono di inusitata wilderness, se si pensa che si è a pochissimi chilometri da Novara.
L'Agogna a Monticello, a pochissimi km da Novara

Già, il centro più importante lambito dal torrente. Quell'Agogna amatissima dai novaresi, specie quelli "di una certa età" che ne esaltano, un po' nostalgicamente, lontane stagioni di rinfrescanti bagni estivi, pesche miracolose, amori adolescenziali sbocciati sulle sue rive e, addirittura, presunte saluberrime proprietà... se è vero che qui sorgeva una colonia elioterapica per i bambini, attiva addirittura ancora per molti anni nel dopoguerra.
La colonia elioterapica, come si presenta oggi
A proposito, mettendo al bando i sentimentalismi, e tornando al dilemma di partenza, non posso non notare che fino a questo punto in tutti i luoghi dove ho varcato ponti sull'Agogna, i cartelli toponomastici non hanno avuto dubbi: "Torrente Agogna". Del resto anche su tutte le cartine moderne non ho mai trovato associata la definizione "fiume". Bene, 1 - 0 
per l'Agogna come torrente più lungo d'Italia, anzi 2 - 0 (tenendo pure conto che scorre proprio dietro lo stadio intitolato a Silvio Piola). Proseguo nella mia ricerca puntando decisamente verso nord, nell'alta pianura novarese, dove già si intuisce nettamente, malgrado la foschia,  la vicinanza con le montagne. L'Agogna scende con un fare tipico da understatement piemontese, tenendosi a "distanza di sicurezza" dalle principali direttrici stradali, quasi a voler ricordare i tempi di antichi guadi ormai scomparsi e ritornando "protagonista" solo a Borgomanero, dove si insinua nel centro della cittadina, ormai in vista del Mottarone. Poco più in là, il paese di Briga Novarese, dove mi attende una sorpresa, un po' sgradita.

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