“… Ma il padrone della Tabaccheria s’è affacciato sulla porta e vi è rimasto./
Lo guardo con il fastidio della testa piegata male e con il disagio dell’anima
che sta intuendo./ Lui morirà ed io morirò./ Lui lascerà l’insegna, io lascerò
dei versi. A un certo momento morirà anche l’insegna, e anche i versi./ Dopo un
po’ morirà la strada dove fu stata l’insegna, /e la lingua in cui furono scritti
i versi…” A Maggiora (Novara), presso piazza Caduti, appare un’antica insegna, più unica
che rara, che così recita: “Regia vendita di sale e tabacco”… o meglio, si
intuisce che così reciti, visto che la scritta pare non si sottragga al destino
descritto nella poesia “Tabaccheria” di Álvaro De Campos, uno degli eteronimi
dello scrittore portoghese Fernando Pessoa.
In ogni caso un’epigrafe che riporta
a tempi antichi, quando prima il Regno di Sardegna e poi il Regno d’Italia
assunsero la produzione e la distribuzione di sali e tabacchi in regime di
monopolio con l'obiettivo di massimizzare i proventi dello sfruttamento delle
connesse attività economiche a favore dello stato. Dal 1862 il monopolio fu
gestito tramite la Direzione generale delle gabelle, che derivava del resto
dall’omologa struttura preunitaria sabauda: da essa dipendevano anche i servizi
delle dogane, delle manifatture di tabacchi, delle saline, dei dazi di consumo e
il corpo della Guardia doganale, divenuto, nel 1881, Guardia di Finanza. La
memoria di una “privativa”, quella di Maggiora, che ci riconduce a remote
atmosfere di un appartato borgo di collina dove… facendo pochi passi più in là
in piazza, si trovava un negozio dove avremmo potuto acquistare tutto quel poco
utile a soddisfare parchi bisogni. Altra insegna, anche questa solo parzialmente
leggibile, al di sopra di un umile portoncino in legno, riporta infatti
l’iscrizione “Chincaglieria e commestibili”.
Una commistione merceologica di
tempi andati quando in esigui negozietti si poteva trovare un po’ di tutto,
comprese quelle “chincaglierie”, parola anch’essa obsoleta, un francesismo
(“quincaillerie”) che indentifica genericamente qualsiasi piccolo oggetto di uso
domestico o cianfrusaglie varie. Davvero atmosfere d’antan rinforzate, girato
l’angolo, da un’altra porticina chiusa sormontata da una scritta, “Monte di
pietà - Opera Pia Antonelli”, là dove si poteva accedere a un piccolo prestito
per le esigenze della quotidianità in cambio di un pegno.
Una tranquilla
esistenza di paese, che avrebbe potuto essere scossa da vicende generali e
incombenti, una delle quali è testimoniata da un eloquente e fatidico motto che,
parzialmente coperto, ancora compare nel centro di Maggiora: “L’Italia desidera
la pace ma non teme la guerra”.