lunedì 10 ottobre 2016

Caprera, i lunedì di Garibaldi e... la malinconica "Messa del Cervo"

La curiosità cresce, passando da queste parti, nell’avvicinarsi alla casa dell’eroe per scoprire qualcosa di più dell’uomo, al di là dell’agiografia che riporta ad antiche reminiscenze scolastiche e delle ultime controverse interpretazioni delle sue gesta.
L'Isola di Caprera e l'arcipelago della Maddalena
L’isola di Caprera è il paradiso naturalistico, scelto da un ancor giovane Garibaldi come buen retiro tra un’impresa e l’altra, dove passò gli ultimi anni della sua vita e dove morì. La sua casa, trasformata in un museo,  occhieggia tra una vegetazione lussureggiante. Siamo ad agosto e in tanti si appropinquano oltre l’ultimo piccolo posteggio-piazzola, dove due pullman pieni di turisti stranieri approfittano per fare inversione. Eccoci qui, ansiosi di oltrepassare la soglia; un cartello annuncia di essere al cospetto di un “monumento nazionale” però… c’è un però. Sfortunatamente è lunedì e il monumento nazionale suddetto è inopinatamente chiuso… no comment, ma tanta delusione in tutti. Non resta che accontentarsi di fare uno foto alla laconica scritta incisa nella roccia all’esterno “A Garibaldi L’Italia, II giugno MDCCCII”, ovvero la data del ventennale della morte dell’Eroe dei Due Mondi.


Sopra la casa "chiusa" di Garibaldi e la scritta commemorativa dell'Eroe
E’ andata così… per fortuna è possibile inerpicarsi per una stradina che risale la china del Monte Telaione, massima altura dell’isola. Finite le strade partono tratturi che conducono, molto più in basso, a calette più o meno segrete, meta dei turisti con meno velleità “garibaldine”. Uno di questi sentieri, invece, sale tra i profumi della macchia mediterranea e rocce dalle forme bizzarre, quasi antropomorfe, levigate dai venti.




Si scollina e, un po' più in là di quello che resta di un’antica fortificazione,  appare il meraviglioso mare della costa nordorientale della Sardegna e una costruzione abbandonata, quasi mimetizzata nell’ambiente. Il magnetismo delle rovine è irresistibile… si entra e si capisce tutto.


Cio che resta della casermetta a servizio della postazione "Messa del Cervo"
Nello stabile, ormai fatiscente, campeggia quasi incurante del tempo e della salsedine la famosa parola d’ordine “imperativa e categorica” di Mussolini: “Vincere!”, fossilizzata nell’abbandono, quasi “canzonata” da una scritta sottostante,“Pci”, anch’essa consegnata ormai alla storia, e contrappuntata dall’altro lato dello stanzone (forse il dormitorio) da un più prosaico “Forza Juve”, quasi sicuramente scritto dalla stessa mano. Era dunque una casermetta sperduta nel Mediterraneo a servizio delle postazioni di artiglieria (mimetizzate e scavate nella viva roccia) in tempo di guerra. Ho scoperto poi che questo luogo ha un nome lontano da qualsiasi riferimento bellico: “Messa del Cervo”. La struttura è “tenuta su” da ponteggi anch’essi vetusti, e curiosando qua e là si intuiscono le destinazioni degli altri ambienti... latrine, cucina, stanza per gli ufficiali. Nel trionfo del sole e della natura, è difficile ripensare alle vicende della guerra e del regime. Mi piace immaginare che qui un giovane ufficiale destinato in questo sperduto e forse inutile avamposto, guardando verso il mare, lontano da qualsiasi tentazione eroica, abbia fatto sue le parole del poeta:
… Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi…
(tratto da “Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale)
Dalla Messa del Cervo, il faro degli isolotti Monaci