Sarà
perché il grosso degli stormi di zanzare è ancora per un po' negli
hangar, sarà perché pure la calura è lontana, sarà perché
intorno è tutto un trionfo d'acqua... però è sicuramente la
primavera la stagione migliore per vagabondare tra pianura e collina.
Anzi, proprio dove pianura e collina si incontrano in un passaggio
netto, in poche decine di metri, tra due ambienti completamente
diversi. Uno tra i punti fatidici di questo "bacio" si chiama
Proh (rigorosamente con l' "h" finale, in dialetto suona "Prù")
un paesino di poche decine di abitanti della provincia di Novara,
nobilitato dalla presenza di un castello cinquecentesco, "luogo di
delizie", si dice, di Francesco Sforza.
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Il castello di Proh (Novara), dove le risaie "finiscono" direttamente nelle colline
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Al di là di ciò, il
classico posto, sfiorato dalla strada, dove si passa e si va, senza
porsi troppe domande. Eppure il maniero è già un "pesante
indizio" di un passato importante, e anche molto antico. Attorno al
XI-XII secolo l'antica Petrorium (luogo delle pietre) visse
infatti una breve stagione come caput plebis: praticamente Proh
era la "piccola capitale" di una circoscrizione ecclesiastica,
dove ci si occupava pure di riscuotere tributi e raccogliere decime.
L'antica chiesa, San Zenone, documentata fin da 949 ... completamente
sparita. Pare si trovasse sulla strada tra Proh e il borgo di
Camodeia... anch'esso completamente e misteriosamente sparito nel
nulla. Eppure fu l'abitato che "strappò" in qualche modo la
dignità pievanale a Proh nel corso del XII secolo. Solo poche
memorie sono rimaste di quelle vicende, però, passeggiando lungo le
rive dell'antica roggia Mora, qualcosa di antiche stagioni
medioevali è tangibile... anche se ben mimetizzato in mezzo alle
risaie: un'antichissima abside "inglobata" all'interno di una
costruzione agricola.
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Tra le risaie, la "Cella di Santa Maria" |
Da lontano quasi non la si nota. Ma da vicino
suggerisce un'antica importanza. E' la "Cella di Santa Maria",
ciò che resta di un antico monastero benedettino del XII secolo.
L'accuratezza della costruzione romanica è sorprendente con eleganti
archetti pensili in cotto e mensoline, ciottoli di fiume (con linee
segnate dalle lame di antiche cazzuole) contrappuntati a laterizi, in un
armonico insieme cromatico.
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Particolari dell'abside romanica
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Il bello (una volta tanto) è che in
questa dimenticata costruzione si può entrare liberamente.
Nell'ambiente interno resistono, ben protetti da una grata, affreschi
quattrocenteschi che guardano verso un vecchio focolare che
suggerisce momenti di vita vissuta tra i campi, sotto la protezione
delle figure del Cristo, degli evangelisti e degli apostoli.
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Gli affreschi quattrocenteschi "guardano" verso il vecchio focolare contadino |
Tornando
indietro, verso Proh, tra i boschi delle prime colline spunta un
altro segno di antica devozione, il campanile della chiesa di San
Silvestro "in castro", in origine un'antichissima cappella, più
volte rimaneggiata nei secoli e anche questa completamente
abbandonata, a partire dalla fine degli anni '60, quando fu abolita
la parrocchia (e anche la locale piccola scuola elementare).
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Il campanile di San Silvestro in castro, con l'orologio fermo sulle 15,50 di un anno imprecisato
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Da una finestra aperta sull'interno si notano vetusti affreschi mentre, sulla
facciata, ecco una lapide ormai centenaria, dove ancora si legge, a fatica, "Memoria alla contessa Teresa Tornielli di Vergano Voli che l'anno
1917 istituiva l'annuale assegnazione di doti a nubende povere di
Proh".
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Tra l'abbandono, spuntano antichi affreschi e una vecchia lapide
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L'ultimo parroco di Proh, negli anni '60, con i bambini della scuola elementare |
Altri tempi. Tutto intorno la chiesa è fagocitata da un
bosco incolto dove il silenzio è rotto solo dal canto degli uccelli,
nella loro vitale stagione primaverile.
…
ma
un cantico di capinera
si
leva dal tacito bosco.
E
il cantico all'ombre segrete
per
dove invisibile io siedo,
con
voce di flauto ripete,
Io
ti vedo!
(da "Nella macchia" di G. Pascoli)