giovedì 7 giugno 2018

Cervo: L’albero dei buoni pensieri e la finestra dei sogni...


Rispetto ad altri borghi dell’entroterra imperiese Cervo ha un’anima decisamente diversa. Un po’ perché vero e proprio entroterra non è, visto che appare come una sorta di balconata sopraelevata sul mare, un po’ perché si respira un’ atmosfera dai tratti, per così dire, insieme turistici e nobili. Non per niente l’entrata del borgo vecchio, un tempo feudo dei Cavalieri di Malta, è quasi sigillata dal castello dei marchesi Clavesana che nasconde all’occhio gli umili carrugi che scendono a valle.
Carrugi d’altra parte mai visti, come in altri luoghi simili, in tale nitore e pulizia.


Tutti che conducono, quasi inevitabilmente, a un altro nobile monumento che chiude verso il basso il borgo, la chiesa di San Giovanni Battista (detta anche “dei corallini” perché costruita grazie ai proventi della pesca del corallo), che si erge fiera dalla sua perfezione stilistica barocca, ma è anche fantastico punto panoramico sul Golfo dianese nonché inconfondibile “quinta” del territorio per chi va per mare da queste parti.
Cervo, una bellezza asettica? No, forse bisogna saper ascoltare e vedere aspetti più intimi. Capita di incontrare in un discosto carrugio un piccolo ulivo, con un cd appeso a un rametto… è l’“albero dei buoni pensieri”, quasi un invito a lasciarsi prendere per mano, qui,  dalla calda bellezza mediterranea e  lasciare ogni preoccupazione.
L’albero sembra indicare a un elegante palazzotto “fiorito” dove, lassù, in alto,  piacerebbe vedersi appoggiati al davanzale di una finestra “immaginifica” che fronteggia solo il mare. Si apre, un po’ timidamente, solo per metà, in attesa di spalancarsi per cogliere in pieno l’abbraccio dell’estate ormai prossima, nei momenti in cui la luce sembra estendersi oltre i confini del giorno…



Fermarmi qui. Per vedere anch'io un po' di natura.
Luminosi azzurri e gialle sponde
del mare al mattino e del cielo limpido: tutto
è bello e in piena luce.

Fermarmi qui. E illudermi di vederli
(e davvero li vidi un attimo appena mi fermai);
e non vedere anche qui le mie fantasie,
i miei ricordi, le visioni del piacere.


(Mare al mattino, Konstantinos Kafavis)


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