“…Tra vent'anni la
gente si accorgerà che c'è stata la creazione della natura che ha dialogato con
l'uomo. Che è poi quello che l'uomo ha sempre fatto. La dimenticanza è solo la
nostra di non sapere, di non riconoscere più”.
E’ stato un
suggerimento di chi mi ha amorevolmente ospitato in un b&b a Bieno, il
piccolo borgo “finestra” della Valsugana (Trentino) a condurmi ad “Arte Sella”.
All’inizio non ho ben capito di cosa si trattasse, poi, vedendone un depliant
illustrativo ho riconosciuto, scavando un po’ nella memoria, non visiva ma
“televisiva”, la “Cattedrale vegetale”, l’opera (se così si può dire) più nota
di questo straordinario percorso artistico-naturale… ricordavo infatti qualche
servizio tv a riguardo.
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La "Cattedrale vegetale" di Giuliano Mauri, opera-simbolo di Arte Sella |
L’invito, così corroborato, è quindi accolto. Si va… ma
un minimo di documentazione, prima, è necessario. Leggo qualcosa… cercando di entrare
(o meglio, di immaginare) non in un percorso di Land Art, ma in qualcosa di
completamente diverso.
Mentre da Borgo Valsugana
si sale in auto lungo una piccola e meravigliosa insenatura laterale, la Val
Sella, la cosa che più mi colpisce nella lettura delle brochure che la compagna
dei miei vagabondaggi mi sta facendo è relativa all’incipit di questa
esperienza. “Fare Arte Sella”: nel 1986 un’idea del tutto “rivoluzionaria”, quella dei tre
amici Carlotta Strobele, laureata in filosofia di origine austriaca, Emanuele
Montibeller, commerciante e artista di Borgo Valsugana ed Enrico Ferrari,
architetto, pittore e urbanista… creare un percorso in cui natura, arte e uomo
si integrano in un insieme in continua evoluzione. “Fare Arte Sella”, in quegli anni a Borgo
Valsugana era diventato un comune e ironico modo di dire che indicava qualcosa
di astruso, velleitario… in definitiva un inutile gioco di pochi.
Fortunatamente quella felice e libera intuizione si è via via trasformata in un
percorso che nel tempo ha raccolto l’adesione di artisti provenienti da tutto
il mondo e che ormai richiama in questa discosta valletta alpina decine di
migliaia di eterogenei visitatori ogni anno.
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"Bosco geometrico" di Urs Twellmann |
Appropinquandosi
alla testata della valle, si lascia la macchina e si prosegue a piedi per un
quarto d’ora circa su una stradina tra boschi e pascoli… già una sorta di
“decompressione” prima di entrare in un più autentico contatto con l’ambiente
naturale circostante. A Malga Costa la giornata è fredda e lattiginosa in
questo strano inizio (senza neve) inverno 2016, che un po’ assomiglia
all’autunno, ma ha ormai perso la sua completa vividezza cromatica. Si entra in
un composito bosco misto, comunque luminoso… abeti, larici, betulle, carpini,
faggi… ed ecco l’incontro con le creazioni artistiche, quasi tutte in legno o
in materiali che, nel loro ciclo di trasformazione, con i dovuti tempi, saranno
destinate a essere “riassorbite” nella natura.
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"Vento di Sella " e "Attraversare l'anima" rispettivamente di Anthony Howe e di Will Beckers
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E’ questo il senso del progetto artistico, un’osmosi tra uomo “artista-non protagonista” e natura in continuo
divenire, anche se non immediatamente percepibile, completamente nella traccia dell’opera
simbolo di “Arte Sella”, la “Cattedrale vegetale” di Giuliano Mauri (1938-2009)
che affermò: “All'interno
di questi artifici che io sto costruendo ci saranno delle piante di carpino.
Costruisco artifici per accompagnare le piante nei vent'anni che servono loro
per diventare adulte. Dopo questo tempo le strutture sono destinate a marcire,
a diventare terra.
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"0121-1100=115075" di Jaehyo Lee |
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Al loro posto, stante una potatura annuale, ci saranno
ottanta piante a forma quasi di colonna che ricorderanno comunque il mio
lavoro. Quattro filari di alberi per la cattedrale che ho sempre sognato…”.
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"La Cattedrale vegetale" di Mauri |
Le
opere si susseguono nel percorso di visita e ognuna ti dà un’emozione
particolare… i titoli sono normalmente didascalici, “Villaggio Vegetale”,
“Alveare”, “Bosco geometrico”, “Stupa” ecc. Scelta voluta?
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"Il ponte" (realizzato con carta pressata) di Steven Siegel |
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"Il quadrato" di Rainer Gross |
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"0121-1100=115075" |
E’ una cosa che non
disturba anzi, forse anche questo è un invito al ritorno verso un percorso
lineare, semplice e non banale, in una parola… naturale. Alla fine,
stranamente, non mi è venuta assolutamente in mente la consueta tipica domanda che
ci si fa all’uscita di un museo o di una galleria d’arte ovvero: “Quale opera
mi è piaciuta di più?”.
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All'interno di "Senza titolo" di Aeneas Wilder |
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"Tana libera per tutti" di Patrick Dougherty |
Originali, innovative, ironiche, evocative… ma ciò che
colpisce è l’armonia complessiva che si esalta ancor più nel gioco di
prospettive tra il bosco e le creazioni… prospettive volute o anche casuali nel
divenire delle stagioni? Forse solo… naturali. Ma non è il caso di farsi troppe
domande… si esce con la sensazione di aver vissuto una relazione particolare, un
dialogo con la natura - intimo, esclusivo e segreto per ogni sensibilità
personale - mediato dalla creativita artistica.
Testo e foto con autorizzazione di "Arte Sella"
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