Vagando
per Pesariis, delizioso villaggio di poche centinaia di anime, annidato nelle
montagne carniche (Udine), conosciuto come il “paese degli orologi”, ritornano
in mente le parole di un acutissimo intellettuale e scrittore elvetico, Mattia
Cavadini: “La certezza è che, come già diceva
Heidegger, il tempo si temporalizza solo nella misura in cui ci sono esseri
umani. In altre parole, la certezza è che il tempo sta tutto e solo nella mente
umana: non è reale, ma cerebrale. L’interrogativo dunque è il seguente: se il
tempo non esiste, perché incide in maniera così profonda sull’esistenza degli
uomini, determinandone le emozioni, l’identità e il dolore?”. Arduo rispondere…
ed è possibile uscire, in qualche modo dalla dimensione tempo? A Pesariis non
sembra proprio. Anzi, la misurazione del tempo qui, nelle viuzze del paesino,
la fa da padrone: orologi, meridiane, ingegnosi e sorprendenti meccanismi e
anche un interessante museo a tema.
Tutto nasce dal fatto che questa è la
patria di un’antica e gloriosa dinastia di fabbricanti di orologi, i Solari
(poi “emigrati” a Udine) che fin dal XVIII secolo si illustrarono in
un’industria che si fece conoscere in tutta Italia (moltissimi orologi di
stazioni ferroviarie, di uffici pubblici, oltre che di torri e campanili, “parlano” tuttora
friulano) e nel mondo. Non si può che rimanere ammirati dall’iniziativa di
questa frazione del comune di Prato Carnico, tuttora in itinere, che costella
attualmente il paese di dodici “tappe” di misurazione.
Un percorso che sembra
attirarti misteriosamente… forse perché, in montagna, il tempo scorre più
veloce a causa di quel potenziale gravitazionale previsto dalla teoria della
relatività e dimostrato anche dagli orologi atomici posti a differenti
altitudini? Certo, saranno pure nanosecondi, qualcosa che sfugge ai nostri
limitati sensi, forse lontanamente
percepibile in arcane e intimissime sensazioni, però questa è un’altra
condizione che mette in crisi la convenzionale concezione del tempo. Ma ‘sto
tempo esiste o non esiste? Si può uscire dalla sua tirannia? Cavadini
suggerisce di andare oltre le logiche dell’io, là dove il tempo è permeato
dall’eterno, assumendo alcuni distici del “Pellegrino cherubico” del poeta
mistico tedesco Angelus Silesius: