martedì 16 gennaio 2018

Miasino... e i fantasmi delle auto alla maniera antica


E’ un biglietto da visita sontuoso quello di Miasino, borgo in prossimità del Lago d’Orta (Novara).  Scendendo lungo la provinciale che da Ameno conduce al paese,  colpisce l’occhio la scenografica chiesa di San Rocco, dominante l’abitato con la sua facciata dalle maniere seicentesche.
Un tempio che sembrerebbe del tutto sovradimensionato per un villaggio di meno di mille anime, frazioni comprese.

Un tempo la sua visione era parziale, quasi sfuggente… altri anni, in cui, incredibilmente, una strada di non secondaria importanza (quella che da Orta San Giulio conduce ad Armeno e poi al Mottarone), tuttora battezzata  da un vetusto cartello toponomastico in metallo “firmato” dal Touring Club Italiano, passava nelle viscere nel paese, ovvero strettissimi passaggi contrassegnati da antiche trottatoie in pietra. Ancora di là da venire la circonvallazione, cinquant’anni fa. 

Per andare a far visita al nonno, quindi, con la 1100 bicolore (bianca e marrone) ci si incuneava letteralmente per il villaggio, con mio papà ben attento a non “sfrisare” contro i muri e a dare qualche prudente colpo di clacson alle svolte della stradina, perché non si poteva mai sapere.
Ma, allora, erano passaggi un po’ più semplici con le automobili lunghe e strette di una volta. Comunque si transitava da Miasino “e bon”… senza mai fermarsi.
Oggi invece è un paese “da meditazione” (con il traffico veicolare felicemente assorbito dalla circonvallazione) potendosi ripercorrere quelle stradine silenti tranquillamente a piedi, incontrando rari autoctoni. Le sorprese non mancano: eleganti portali, facciate decorate, affreschi, purtroppo quasi tutti in misero stato (tranne un enigmatico trompe l’oeil“Lugano”)  e una stupenda dimora gentilizia quale Villa Nigra (XVI-XVIII secolo) anch’essa, un tempo, praticamente invisibile dal “percorso obbligato”.



Il trompe l'oeil "Lugano"




E, finalmente, si può sbucare in un fantastico sagrato di fronte a quella maestosa chiesa, nel punto più alto del paese, al cui ricco interno si può sbirciare da una grata.

Tanta quasi sovrabbondante ricchezza, in definitiva, dovuta all’emigrazione dei miasinesi, in Italia e all’estero, poi tornati a beneficiare e ad abbellire il paese natio.

E quella stradina? Eccola, c’è ancora, del tutto immutata, con i fantasmi delle auto (e degli autocarri) alla maniera antica che ogni tanto ripassano silenziosamente e che, tuttavia, evidenti segni dei loro via vai nella loro vita precedente, al di là di qualsiasi cautela,  hanno lasciato…