E’ un biglietto da visita sontuoso
quello di Miasino, borgo in prossimità del Lago d’Orta (Novara). Scendendo lungo la provinciale che da Ameno
conduce al paese, colpisce l’occhio la
scenografica chiesa di San Rocco, dominante l’abitato con la sua facciata dalle
maniere seicentesche.
Un tempio che sembrerebbe del tutto sovradimensionato per
un villaggio di meno di mille anime, frazioni comprese.
Un tempo la sua visione era
parziale, quasi sfuggente… altri anni, in cui, incredibilmente, una strada di
non secondaria importanza (quella che da Orta San Giulio conduce ad Armeno e
poi al Mottarone), tuttora battezzata da un vetusto cartello
toponomastico in metallo “firmato” dal Touring Club Italiano, passava nelle
viscere nel paese, ovvero strettissimi passaggi contrassegnati da antiche
trottatoie in pietra. Ancora di là da venire la circonvallazione, cinquant’anni
fa.
Per andare a far visita al nonno,
quindi, con la 1100 bicolore (bianca e marrone) ci si incuneava letteralmente per
il villaggio, con mio papà ben attento a non “sfrisare” contro i muri e a dare
qualche prudente colpo di clacson alle svolte della stradina, perché non si poteva mai sapere.
Ma, allora,
erano passaggi un po’ più semplici con le automobili lunghe e strette di una
volta. Comunque si transitava da Miasino “e
bon”… senza mai fermarsi.
Oggi invece è un paese “da
meditazione” (con il traffico veicolare felicemente assorbito dalla
circonvallazione) potendosi ripercorrere quelle stradine silenti tranquillamente a piedi,
incontrando rari autoctoni. Le sorprese non mancano: eleganti portali, facciate
decorate, affreschi, purtroppo quasi tutti in misero stato (tranne un
enigmatico trompe l’oeil…“Lugano”) e una
stupenda dimora gentilizia quale Villa Nigra (XVI-XVIII secolo) anch’essa, un
tempo, praticamente invisibile dal “percorso obbligato”.
Il trompe l'oeil "Lugano" |
E, finalmente, si può
sbucare in un fantastico sagrato di fronte a quella maestosa chiesa, nel punto
più alto del paese, al cui ricco interno si può sbirciare da una grata.
Tanta
quasi sovrabbondante ricchezza, in definitiva, dovuta all’emigrazione dei
miasinesi, in Italia e all’estero, poi tornati a beneficiare e ad abbellire il
paese natio.
E quella stradina? Eccola, c’è
ancora, del tutto immutata, con i fantasmi delle auto (e degli autocarri) alla maniera antica che
ogni tanto ripassano silenziosamente e che, tuttavia, evidenti segni dei loro via
vai nella loro vita precedente, al di là di qualsiasi cautela, hanno lasciato…